Una delle domande più frequenti che ci fanno i nostri pazienti è proprio questa:
il plantare su misura corregge il piede o lo asseconda?
La risposta merita un po’ di tempo in quanto bisogna capire la condizione di partenza.
Tutti i plantari sono correttivi poiché stimolano il piede sulla sua superficie d’appoggio con l’obbiettivo di camminare meglio.
Parliamo di plantare correttivo con la finalità di correggere una deformità del piede in un paziente che non ha terminato la fase di crescita e quindi in un bambino. Nel momento in cui viene prescritto un plantare per un piede piatto in un bambino il plantare ha il compito di evitare che la struttura osserva possa deformarsi e quindi instaurare un piede piatto rigido o strutturato quindi difficilmente correggibile. La stimolazione del plantare al compartimento muscolare permetterà di far sviluppare quei fasci muscolari più pigri affinché siano in grado di mantenere la struttura del piede in equilibrio. La stessa cosa vale su un ginocchio valgo ad esempio. Un ginocchio valgo non corretto con un plantare in un bambino aumenterà il sul valgismo, mentre se è corretto l’asse del ginocchio sarà ben corretta.
La situazione cambia nel paziente adulto.
La maggior parte di volte che un paziente adulto si reca da noi per la realizzazione di un plantare su misura è perché ha manifestato un sintomo e quindi lo specialista ha prescritto la terapia ortesica plantare.
In questo caso il plantare è correttivo in quanto corregge il piede a mantenere una asse corretto ma non sarà in grado di recuperare la sua forma perfetta.
Se ho un piede piatto in un paziente adulto e realizzo il plantare perché il piede ha male, nei primi mesi in cui utilizzo il plantare il piede inizia a lavorare in maniera corretta e quindi si disinfiamma perchè la struttura del fasci muscolari e tendinei lavorano in maniera corretta. Se a distanza di anni provo a togliere il plantare il paziente può ricascare nell’infiammazione iniziale o può soltanto avere l’esigenza di continuare ad utilizzare il plantare perché lo reputa più comodo rispetto al non averlo.
Se ci troviamo d’avanti un caso di fascite plantare la situazione è la medesima. In base alla struttura anatomica del piede dopo qualche anno che il plantare si sarà usurato il paziente potrà non sentire più l’esigenza di utilizzare il plantare o magari si perché lo riterrà più confortevole.
Non c’è una regola ben stabilita ogni piede reagisce in maniera differente.
Nel piede diabetico il plantare non deve essere nella maniera più assoluta correttivo ma deve assecondare quello che il piede stesso. Quelle che vengono definite “correzioni su plantare” sono dei sostegni che servono per limitare e contenere la deformità o a maggior ragione in un paziente diabetico a uniformare i carichi per scaricare i sovraccarichi. Naturalmente è impossibile correggere un piede diabetico, ma l’obbiettivo è assecondarlo dando più superficie d’appoggio totale.
In una metatarsalgia acuta il plantare deve scaricare i punto di sovraccarico. In base alla mobilità della struttura osserva del piede durante la valutazione il tecnico ortopedico deve capire se il piede può sopportare un sosteno metatarsale oppure bisognerà scaricare il punto dolente. Sarà poi il paziente stesso che a distanza di anni capire se continuare l’utilizzo del plantare oppure terminare perché il piede ha recuperato.
Il plantare su misura viene utilizzato per le tutte quelle patologie correggibili meccanicamente come:
-piede piatto
-piede cavo
-alluce valgo
-alluce rigido
-metatarsalgie
-borsiti
-neuroma di Mothon
-callosità da sovraccarico
-tilomi da vovraccarico
-fasciti plantari
-spina calcaneare
-talloniti
-morbo di Sever
-tendiniti del tibiale posteriore
-tendinite del tendine d’achille
-sindrome pronatoria
-calcagno valgo
-avampiede supinato
-ginocchio valco o varo
-dismetria arti inferiori
-piede diabetico
-piede artosico
-artrite reumatoide
-gotta
Per ogni situazione va eseguita una valutazione mirata e un plantare su misura specifico.Questo va controllato e monitorato ogni 6 mesi per un corretto utilizzo.