Tutti i bambini nell’età dei primi passi non hanno la struttura del piede come l’adulto in quanto non compaiono gli archi fisiologici della pianta.
Il piedino di presenta piatto quasi a dondolo per la non sviluppata componente muscolare.
Solo dopo il terzo anno di vita il piede comincia a cambiare, prendendo sempre più tono muscolare e forma armonica con i tre archi (interno, esterno e metatarsale).
Quando la muscolatura stenta a svilupparsi e il bambino cresce in fretta l’impalcatura del piedino cede e si instaura il piede piatto.
Si definisce un piede piatto quando l’astragalo, l’osso apicale dell’arco interno, si avvicina al terreno non dando la forma armonica all’arco.
Il piede piatto si classifica in classi: di primo grado (la forma più semplice), di secondo grado e di terzo grado (la più grave).
Alla definizione di piede piatto vengono spesso associate altri termini come “pronato” e “valgo”.
Il termine pronato indica la rotazione ad elica di tutto il piede nella parte interna implicando un valgismo del calcagno con la coda verso l’esterno.
Naturalmente durante l’età dell’infanzia e adolescenza il piede è in grado di prender la forma della struttura che incontra, ecco perché non è consigliato far camminare i bambini senza calzature tutto il pomeriggio in casa quando tornano da scuola. Il pavimento è piatto e freddo quindi i muscoli si raffreddano e il piede si adagia sempre di più al terreno. Diversa è la situazione quando ci troviamo al mare o al parco. La superficie sconnessa della sabbia, degli scogli o del prato stimola i recettori proprieccettivi che attivano tutti i gruppi muscolari del piede.
Possiamo definire due piedi piatti: mobile e rigido.
Il piede mobile è riducibile con facilità, basta contenere il calcagno (senza carico) in posizione diritta e vedremo che il piede prende un’altra forma. Se invece chiediamo al bambino di andare in punta di piedi vedremo che il piede si trasforma, l’arco diventa pronunciato e il calcagno da valgo diventa dritto. Questa è la conferma che il problema è a livello muscolare.
Il piede rigido è più difficile da correggere perché nel momento in cui correggiamo il valgismo del calcagno l’asse metatarsale ruota in supinazione non formando l’arco interno.
In base alla gravità del piede piatto dopo i quattro anni è sempre consigliabile l’utilizzo di un plantare ortopedico su misura che riduce e corregge il piedino.
L’ortopedico che visita il bambino prescrive il plantare più giusto da caso a caso.
Potremo realizzare così un plantare ad elica, un martorell, un lelievre, un avvolgente in base alla gravità del piattismo, in base all’età o al peso.
Il plantare ortopedico va utilizzato in calzature predisposte o con la soletta estraibile. La scarpa deve esser nuova e non usurata altrimenti l’efficacia delle correzioni non risultano ottimali. Bisogna privilegiare le calzature con i forti rigidi o semirigidi calcaneari in modo che il plantare possa lavorare al meglio, il bambino possa camminare bene e la scarpa possa durare il più possibile.
Il plantare va controllato dal tecnico ortopedico o dal medico specialista ogni sei mesi per verificare la giusta elasticità e altezza delle correzioni.
È consigliato associare dei semplici esercizi a piede nudo sotto forma di gioco come il camminare in punta di piedi o sul tallone, rimanere in equilibrio in punta o fare dei piccoli saltelli o semplicemente far rotolare la pianta del piede su una pallina da tennis.
Gli esercizi servono a rafforzare la struttura muscolare e quindi rendere il piede più forte ed elastico.
Non escludiamo casi in cui il piede necessità di una soluzione cruenta e quindi dell’intervento chirurgico. In ogni caso anche dopo l’intervento và portato il plantare per avere una buona stabilità.