In questo articolo, il nostro Francesco Nardone ci racconta tutte le emozioni vissute con IRONMAN Kärnten-Klagenfurt il 16 giugno 2024.

Sono le ore 5.00 di domenica 16 giugno, mi trovo a Klagenfurt pronto per raggiungere il villaggio IRONMAN.
Fermo al semaforo vedo che inizia a piovere, in 2 minuti la pioggia diventa veramente abbondante, bene ma non benissimo.
Arrivo nella zona parcheggi e sembra di essere in centro a Milano nelle ore di punta con tanto di diluvio.
Nessun problema, ombrello e 2 km di strada per raggiungere la partenza. Finalmente smette di piovere e ci si inizia a preparare, 3000 triatleti sono tanti e tanta è la confusione che si crea ma sempre ben controllata.
Musica, speaker, tamburi. Alle 6.30 sparano i cannoni e i pro partono.
Intanto con gli altri ragazzi della Npvaredo iniziamo la lunga coda per la partenza, durerà 1 ora. Fortuna che passa in fretta, chiacchierando e scherzando per smorzare la tensione, arriviamo vicino all’arco IRONMAN SWIM, ultimo “batti 5” e ci sistemiamo in coda, partiamo scaglionati ogni 5 secondi: Marco, Beppe, Davide ed io. I 19° dell’acqua sono gradevoli, il percorso facile e lineare, nuoto bene e in scioltezza, sempre con gli altri ragazzi che vedo vicino a me. Al 3° km mi arriva una manata sul tendine d’Achille che mi scatena un crampo al polpaccio, non piacevole in acqua, ci avviciniamo all’imbocco del canale e la sagra delle sardine si fa più animata con qualche pugno e calcio, ma fa parte del gioco.
Passiamo sotto un ponticello e ultimi 500 metri, ci siamo. Leggera curva a destra (che non vedo e vado largo) per entrare in un’insenatura dove c’è una spiaggetta, ultime bracciate e sono fuori dall’acqua. Intravedo i compagni di squadra e iniziamo a correre sul tappeto rosso, 300 metri di corsa tra musica, urla e tifo della marea di gente dietro le transenne. Entro in zona cambio, via la muta, su le calze, scarpe, casco, pettorale e corro a prendere la bici, salto in sella e le gambe iniziano a girare. Il tempo è bello, il panorama sul lago fantastico, mangio e pedalo. Inizia qualche salita un po’ più divertente e altrettanto discese lunghe e veloci. Attraversiamo paesini dove troviamo un tifo da stadio che ti fa spingere ancora di più sui pedali e macino km. Per la cronaca c’è lo sciopero dei treni, nessuna scia, nessun trenino, nessun aiuto. Scende qualche goccia di pioggia e in qualche minuto diventano secchiate, asfalto bagnato e scivoloso mi costringe a essere sempre super concentrato, mani sui freni e panico in discesa. Chi mi conosce sa che non amo orologi e GPS, fortuna che avevo studiato il percorso e mi alimento con barrette in discesa e gel prima delle salite più impegnative. Sirena della polizia in lontananza, mi si avvicina in pochissimi secondi, un giudice in moto mi si affianca e grida “Francesco RIGHT”. A tutta velocità arrivano i primi 2 pro, uno spettacolo nello spettacolo. Qualche campanile mi suggerisce l’ora ma non riesco a capire come sto andando, primo perché non so a che ora sono partito e secondo perché la pioggia non mi permette di pensare ad altro che essere concentrato sulla strada. Calze e scarpe completamente bagnate mi fanno immaginare una maratona di vesciche. Rientro a Klagenfurt a 40 km/h su un rettilineo lunghissimo, finalmente con il sole che asciuga strada e abbigliamento, bagno di folla super, giro di boa e si ricomincia un altro giro da 90 km. La strada la conosco e gestisco tutto meglio, velocità e cibo. La prima cosa che penso è “speriamo di fare il secondo giro con il sole e godere delle belle discese!”
Arrivo al 120° km e ricominciano le secchiate d’acqua che replicano il primo giro con asfalto sempre più pericoloso. Non importa, testa bassa e pedalare. Il gran bel tifo del primo giro ahimè diminuisce, sconfortato dal maltempo, ma rimangono i super appassionati della buona birra sempre con il bicchiere bello pieno che, anche sotto la pioggia, cantano e gridano, fantastico.
Vedo in lontananza lo stadio di Klagenfurt, mancano solo 7 km all’arrivo, così diminuisco un po’ la velocità e sciolgo le gambe.
Arrivo in zona cambio, scendo dalla bici, la sistemo al suo posto e corro alle rastrelliere, via casco, cambio scarpe, sacchetto con i gel e sono fuori dalla T2 in meno di 4 minuti. Abbiamo finito di giocare, adesso inizia la gara, inizia la maratona. Corro composto e sciolto, unico problema che il piede sinistro è completamente anestetizzato, insensibile, morto. La testa mi dice al 3° km di camminare, ma io devo e voglio solo correre. Passaggio parallelo alla finish line, ma è ancora lunga la strada. Verso il 12° km ricomincio a sentire il piede sinistro, fantastico, corro al mio passo, passando da zone deserte senza nessuno nel pieno silenzio a zone con gran musica e tifo. La stanchezza si fa sentire ma non voglio camminare. In lontananza vedo mio figlio pronto a incitarmi, gli passo vicino, gli lancio gli occhiali che mi danno solo fastidio, lui grida, suona la tromba e mi dà una carica infinita. Continuo la mia maratona senza sapere che ore sono, che velocità vado, devo solo correre. Gel, sali, cola, acqua e andiamo avanti. I ristori sono super organizzati. Costeggio il canale dove 7 ore prima nuotavo. Completo la prima mezza maratona e al passaggio conquisto il braccialetto verde, altri soli 21 km ed è fatta. Cammino qualche metro e corro, mentre cammino mi godo il mal di gambe, la fatica e la stanchezza pensando a tutti gli allenamenti fatti. Il passaggio nella terra di nessuno si replica, ma fila via un passo dopo l’altro. Dopo 10 ore di gara la testa può giocare brutti scherzi e rimango concentrato, sento che le gambe girano bene e posso spingere anche di più, ripasso in centro con la musica dal vivo e inizio gli ultimi 7 km. Ultimi 2 sottopassi dove cammino e ricomincio a correre, costeggio il canale, rientro nei giardini, aumento il passo, la musica si alza, passaggio parallelo alla finish line, curva a destra 50 metri e curva a gomito per l’imbocco del tappeto rosso, mio figlio mi passa la bandiera dell’Italia e grida felicissimo, curva a 90° a sinistra e sono sulla finish line, leggo solo il mio nome sul tabellone perché il tempo non mi interessa, quello è relativo, la soddisfazione di aver concluso il 3° IRONMAN vale di più.

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