Oggi vi raccontiamo della nostra Monza Resegone attraverso le parole di Giorgio, componente del terzetto che ci narra la fantastica avventura dei 42 km

Tutto è nato da una battuta fatta ad alcuni amici durante una sgambata la domenica mattina. Alla fine dei 20 km fatti insieme avevo già un “socio” che avrebbe corso con me e uno che ci avrebbe sostenuto seguendoci in bici. In pochi giorni avevo trovato anche il terzo per completare la squadra.

Da quel giorno in poi “mille” ragionamenti sulla gara e allenamenti più o meno intensi per prepararmi al meglio. In un attimo il giorno della gara è arrivato. La fortuna non è stata dalla nostra parte; estrazione del pettorale e partenza quasi in fondo allo schieramento. La voglia dell’impresa ha prevalso però anche su questo fatto.

Mano a mano che si avvicinava la partenza, l’emozione cresceva, per arrivare al culmine quando, salito sul palco della partenza, ho visto tra il pubblico i miei figli pronti con il braccio teso a darmi il cinque quando sarei passato vicino a loro. Mia moglie lì al loro fianco per rendermi felice e per rendere ancora più speciale la mia prima Mo.Re.

Come sempre era presente anche il mio fan club ufficiale: sorella, cognato e, da pochi mesi, anche il mio nipotino si è aggiunto al fan club. Il viaggio è cominciato. Da quel momento in poi il mio cervello ha iniziato a ragionare di squadra, quasi mi preoccupavo più degli altri che di me stesso. Dovevamo stare uniti per 42 km e 1200 metri di dislivello.

I km passavano veloci, tra battute e incitamenti, in un attimo eravamo al 20° km. Purtroppo non tutti e tre eravamo nella stessa condizione fisica, ma per noi l’importante era arrivare in cima in tre insieme. La serata era fresca, quasi fredda a momenti quando il vento tirava forte. Dei lampi illuminavano a giorno il Resegone di fronte a noi, quasi a ricordarci che le difficoltà di quella serata non erano date solo dai km e dal dislivello, ma anche dal temporale che incombeva su di noi.

Non senza difficoltà arriviamo al 30° km. Qui troviamo il ristoro, l’ultimo prima di iniziare la salita, il ristoro degli amici Runners Desio. Tra gli incitamenti e qualche breve commento sulla gara, ci cambiamo maglia, ci copriamo e ripartiamo.

La salita vera stava per arrivare, la crisi anche, ma in quel momento siamo stati uniti. Abbiamo messo da parte l’obiettivo del tempo che ci eravamo prefissati e, incoraggiandoci l’un l’altro, siamo riusciti ad arrivare ad Erve rimanendo all’interno del range temporale che ci permetteva di proseguire la corsa verso la vetta.

Qui la crisi è divenuta ancora più pesante, la paura di non farcela non ci lasciava tranquilli, proprio quando stava per iniziare il famoso muro del Pra de Ratt. E come se non bastasse, una delle nostre torce ha smesso di funzionare e il temporale si è abbattuto su di noi.

Poco alla volta, passo dopo passo, la capanna si avvicinava. Le difficoltà non ci hanno fermato, iniziavamo a sentire le voci di chi era già arrivato al traguardo. Sembravano lì dietro l’angolo. Appunto, sembravano.

I minuti scorrevano e il tempo limite si avvicinava, ma una ventina di minuti prima del “cancello finale” vediamo le luci. Siamo arrivati, qualcuno sfatto, sfinito, qualcuno più fresco, ma l’importante è che tutti e tre insieme siamo arrivati al traguardo. Un abbraccio tra noi ha fatto calare la tensione, la medaglia al collo ci rendeva comunque orgogliosi dell’impresa anche se il puro risultato prestazionale non era quello desiderato.

Insomma, secondo me, la Monza-Resegone è un viaggio da fare in squadra, dove il coraggio vero che bisogna avere è rallentare ed incitare il compagno che ha bisogno, mettere il bene della squadra prima del proprio. Un viaggio che nel bene e nel male porterò sempre nel cuore… la mia prima Monza-Resegone.

Grazie Fra, per averci supportato. Grazie Fabri e Luca per avermi permesso di mettere in bacheca anche la medaglia della Monza-Resegone del centenario!

Gallery

Video