Il piede piatto è una deformità che porta all’appiattimento della volta plantare. In questo caso tutti i rapporti articolari vengono modificati, portando fuori asse tutta la struttura partendo dal retropiede fino alle dita.
Nel bambino che comincia a camminare, il piede assume una posizione di piattismo fisiologico ad ogni passo, in quanto la struttura capsulo-legamentosa e muscolo-scheletrica non è ancora formata.
Se queste due strutture tendono a svilupparsi in ritardo o a non svilupparsi affatto, si ha il piede piatto con un livello più o meno importate in base all’articolazione sottoastragalica. L’astragalo e il calcagno sono le ossa più grandi del piede e sono le prime ad entrare in azione nella fase d’appoggio al terreno durante il passo. Se la struttura legamentosa non controlla il movimento dell’articolazione sottoastraglica, il calcagno tende a scivolare anteriormente sull’astragalo, spostandosi verso il basso, ruotando all’interno e rompendo i rapporti articolari con tutte le ossa che seguono. Questo movimento è chiamato pronazione.
Se questo problema non si risolve, si ripercuote nell’adulto che avrà degenerato tutta la struttura, in particolare del tendine del muscolo tibiale posteriore che ha il compito di sostenere la volta plantare. Più è importante questa deformità, più il piattismo è evidente.
Nel momento in cui il piede dell’adulto è normale ma diventa piatto in un secondo momento, si identifica il piattismo acquisito. Nella maggior parte delle volte, il problema nasce dalla perdita di funzionalità del tibiale posteriore. Con il passare degli anni, questa situazione comincia a essere dolente soprattutto nell’articolzione tibiotarsica ovvero la caviglia. Il plantare su misura nel bambino evita la pronazione del retropiede e correge la supinazione dell’avampiede. Sostiene l’arco plantare con lattici a densità differenziata, in maniera da far lavorare e sviluppare i muscoli deputati al sostegno dell’articolazione sottoastragalica e tibiotarsica.
Nell’adulto il plantare ha un effetto antalgico e di contenimento: pone il piede in correzione, riducendo le probabilità che si sviluppi un artrosi tibiotarsica e un’infiammazione al tibiale posteriore con lacerazione di quest’ultimo nei casi più gravi.
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